Il testo di Giancarlo Ripani, che ambienta l’azione nel 1935, e non poteva essere altrimenti stante la tematica affrontata che oggi sarebbe superata nei costumi e nelle leggi, trasla la sanguigna indole sicula dei personaggi nella più bonaria, ma non meno cruda e dissacrante, romanità, ricavandone un affresco che, pur conservando integro l’aspetto drammatico della vicenda, ne attenua i toni.